Castelfidardo

Tra la vallata del fiume Aspio e quella del Musone sorge Castelfidardo, appollaiata su un colle e affacciata sulla riviera del Conero.

La città ha origini e tradizioni antiche, tant’è che i primi segni di vita in questo territorio risalgono al Paleolitico, mentre si sviluppò come paese in epoca romana. La sua autonomia venne contesa per diverso tempo tra Osimo e Ancona e solo quando nel 1454 si staccò da quest’ultima divenne ufficialmente indipendente. I primi borghi iniziarono a nascere fuori dalle mura nel corso del Seicento e il paese fu teatro, nel 1860, di una cruciale battaglia tra le truppe piemontesi e quelle papali per la creazione del Regno d’Italia.

Accanto al centro urbano ristrutturato nel Settecento, Castelfidardo offre anche un enorme polmone verde: la selva di Castelfidardo. Questo bosco di circa 36 ettari che nel XVII secolo si estendeva fino alla costa è la culla di una vasta biodiversità tipicamente mediterranea. I fidardensi sono molto legati a questo territorio tant’è che nel corso della storia si sono trovati più volte a salvarlo dal disboscamento. Grazie a questi interventi la selva oggi rappresenta un angolo verde all’interno di un’area prettamente industriale e accoglie persone di tutte le età per passeggiate a piedi, in mountain bike o in motocross.

Il momento apicale della storia di Castelfidardo fu il 18 settembre del 1860, quando la cittadina fu al centro della battaglia tra le truppe piemontesi guidate dal generale Cialdini e quelle francesi guidate dal generale de Lamoricière, incaricate di difendere il territorio dello Stato Pontificio.

Nello scontro che avvenne a Castelfidardo le truppe papali vennero decimate dall’offensiva organizzata dai soldati di Vittorio Emanuele II, il che aprì la strada alla conquista di Ancona e di conseguenza di tutto il territorio circostante. Nella battaglia di Castelfidardo si sfidarono non solo due eserciti, ma anche due concezioni totalmente opposte del futuro del paese: da un lato coloro che sostenevano la necessità che la Chiesa continuasse ad esercitare il suo potere temporale, dall’altro chi voleva invece riunire in un’unica nazione le terre del Sud conquistate da Garibaldi con quelle già annesse al Regno dai Savoia con la Seconda guerra d’indipendenza.

Con la vittoria piemontese le Marche e l’Umbria passarono sotto il controllo di Vittorio Emanuele II, che si avviò verso Teano per ricevere in consegna da Garibaldi i territori meridionali: si veda dunque come la battaglia di Castelfidardo ebbe un ruolo fondamentale per la nascita del Regno d’Italia, proclamato il 17 marzo 1861.

In ricordo di questo episodio nel 1910 venne eretto il Monumento nazionale delle Marche, costruito da Vito Pardo, che rappresenta il generale Cialdini alla guida delle sue truppe mentre indica il luogo della battaglia e in maniera simbolica l’Unità Nazionale. Nella Selva di Castelfidardo si trova invece l’ossario, dove riposano i soldati caduti appartenenti ad entrambi gli schieramenti.

Il nome di Castelfidardo non solo fu cruciale nella costruzione del Regno d’Italia, ma è collegato anche ad un personaggio all’apparenza molto distante: Toro Seduto. Ma che cosa unisce il grande capo Sioux con lo scontro avvenuto nel 1860 tra le colline marchigiane? Andiamo a scoprirlo!

Nel 1876 Toro Seduto guidò i suoi Sioux, gli indiani Cheyenne e gli Arapaho nella battaglia di Little Bighorn contro l’esercito statunitense, scontro che si concluse con la clamorosa vittoria dei nativi. Negli anni successivi le truppe federali ritornarono tuttavia all’attacco e diressero la loro ferocia proprio contro Toro Seduto, considerato il principale artefice del massacro subito dalla cavalleria statunitense durante la guerra. Egli dovette dunque nascondersi, ma la fame i malanni che presto investirono la sua famiglia lo costrinsero a consegnarsi ai nemici, nel 1881.

Al momento della cattura, tra i suoi effetti personali, egli consegnò una medaglia con una croce rovesciata, che solo dopo venne identificata come la medaglia di Castelfidardo, ovvero l’onorificenza concessa dal Papa a coloro che avevano combattuto nella battaglia contro le truppe piemontesi. Solo dopo diversi anni vennero messi insieme i vari pezzi e si scoprì che Toro Seduto aveva ricevuto la medaglia da Myles Walter Keog, un soldato irlandese che aveva combattuto nella battaglia di Castelfidardo a fianco delle truppe papali e che si era poi arruolato nell’esercito americano. L’irlandese era morto in uno scontro con gli indiani a Custer’s Point, ma Toro Seduto restò impressionato a tal punto dal valore dei suoi nemici da prendere questa medaglia e portarla al collo per tutta la vita.

Un pezzo così fondamentale della storia d’Italia andò dunque a ritagliarsi un piccolo spazio all’interno di un episodio centrale nel rapporto tra gli Stati Uniti e le popolazioni native. La medaglia di Castelfidardo è infatti visibile nell’immagine più iconica che il mondo possiede di Toro Seduto, scattata proprio al momento della cattura.

La battaglia di Castelfidardo non lasciò in eredità al borgo solo un’importante fetta di storia d’Italia, ma anche una tradizione speciale, di cui oggi è uno dei centri principali a livello nazionale: la fisarmonica.

I primi organetti o fisarmoniche vennero infatti conosciuti proprio grazie alle truppe francesi a servizio del Papa. Un contadino fidardense, Paolo Soprani, si appassionò a questi nuovi strumenti e nel 1863 decise di aprire una bottega all’interno della sua casa colonica, dove iniziò ad assemblare alcune rudimentali fisarmoniche. Oltre alla produzione egli riuscì anche nella vendita dei suoi manufatti, sfruttando soprattutto la vicinanza tra Castelfidardo e Loreto, centro che, per motivi religiosi, radunava persone provenienti da ogni parte del paese.

La grandezza di Soprani stette nella sua abilità di creare un polo industriale di primo livello che dura ancora oggi, all’interno di un’area che aveva vissuto per secoli grazie all’attività agricola. Le fisarmoniche vengono infatti ancora costruite come 150 anni fa, grazie agli esperti artigiani e al loro lavoro, che conferisce un valore unico ad ogni singolo pezzo.

Per scoprire di più riguardo alla storia e alla tradizione di questo strumento è possibile visitare il Museo della Fisarmonica, all’interno del Palazzo comunale di Castelfidardo. La mostra custodisce circa 350 esemplari di fisarmoniche, tutte diverse tra loro.

Fisarmonica Castelfidardo

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