Osimo

La terza tappa del nostro viaggio ci porta alla scoperta di Osimo, un comune con superficie e popolazione maggiori di Castelfidardo, ma sempre incastonato tra le colline marchigiane a pochi chilometri dal Monte Conero.

Città inizialmente occupata dai Piceni, Osimo venne ben presto conquistata dai Romani e sia in quest’epoca sia in quella medievale continuò a ricoprire un ruolo di primaria importanza, grazie alla sua posizione strategica ritenuta inespugnabile. Oltre a questo, la città si rese protagonista della storia contemporanea quando nel 1975 vi si firmò il Trattato di Osimo, che consegnava la zona dell’Istria nord-occidentale alla Jugoslavia, area che invece era appartenuta fino a quel momento al Territorio Libero di Trieste e che oggi è divisa tra Croazia e Slovenia.

Le teorie riguardo all’origine del nome sono due: secondo la prima il termine “Osimo” deriva dal verbo latino “augeo”, che significa accrescere, al fine di sottolineare il processo per cui la città, trovandosi in una posizione geografica favorevole, si è sviluppata nel tempo dal punto di vista economico, sociale, urbanistico e culturale. La seconda teoria è invece legata alle origini picene della città e al termine celtico “Uxama”, che significa alta, che indica dunque la posizione elevata del paese, un tempo molto difficile da raggiungere proprio per questo motivo.

Un’ultima curiosità sulla città è il nome con cui è conosciuto chi vi abita, ovvero “senza testa”. Il soprannome deriva dal fatto che nell’atrio del Palazzo del Comune si trovano statue romane decapitate, sottoposte a questo processo probabilmente perché si pensava contenessero ori e gioielli preziosi.

Osimo

Sotto le intricate vie del centro di Osimo sorge un mondo altrettanto interessante e suggestivo, che si snoda tanto sul piano orizzontale quanto su quello verticale, formando un labirinto parallelo alla città di superficie: sono le grotte di Osimo.

Oltre al fatto che circa 2500 anni fa le popolazioni che abitavano nella zona iniziarono a scavare la collina per ricavarne una serie di gallerie sotterranee non si sa molto riguardo alle grotte, forse perché diffondere notizie significava portare alla luce un luogo solitamente utilizzato per difendersi da attacchi nemici e svelare dunque l’ubicazione di nascondigli segreti. La motivazione difensiva è dunque il primo uso che si fece di queste grotte, ma alcune gallerie vennero anche create per ragioni idrauliche o religiose. Nelle grotte che si trovano dalle parti di Grotta Musone, inoltre, sono state trovate anche tracce di uso abitativo.

Le Grotte principali sono quelle del Cantinone, le Grotte Simonetti, quelle Riccioni e quelle di Piazza Dante, sotto Palazzo Campana. Tutti questi cunicoli sono collegati tra loro attraverso una serie di pozzi e camini e sono oggi aperti al pubblico. Ciò che attrae i visitatori è il mistero che aleggia intorno al luogo, amplificato dal fatto che alcune parti non sono illuminate artificialmente e sono accessibili solo se si è muniti di torcia. Inoltre le grotte sono intrise di simbologie religiose altrettanto affascinanti: si passa infatti da semplici bassorilievi a tema religioso ai simboli dei cavalieri templari e del Sovrano ordine militare di Malta.

La sala circolare che chiude il percorso è probabilmente quella dove si riunivano i membri di quest’ordine, una sala progettata in modo tale da far sì che si udissero solo le voci dei presenti senza che fosse possibile vederne il loro volto.

Tra le frazioni del Comune di Osimo spicca Campocavallo, una zona inizialmente di passaggio tra Jesi, Loreto e Recanati, ma che nel tempo è diventata particolarmente popolosa.

Nell’Ottocento in questa zona si trovava una piccola chiesetta, con all’interno un’immagine oleografica della Madonna Addolorata, che nel giorno del Corpus Domini del 1892 fu protagonista di un miracolo, poiché iniziò a sudare lacrime. Il giorno seguente la Madonna mosse gli occhi e il miracolo si ripeté per i successivi dieci anni, il che convogliò l’attenzione di pellegrini cattolici di tutto il mondo verso Campocavallo.

Per onorare questo miracolo nel 1892 si avviò la costruzione della chiesa, oggi conosciuta come il Santuario della Vergine di Campocavallo, inaugurata nel 1905. Oggi il complesso sorprende chi passa da quelle parti, poiché l’enorme costruzione si trova all’interno di un’area prettamente industriale, dove all’apparenza è impensabile trovare un tale gioiello d’arte. L’abbazia incarna il movimento artistico dell’Eclettismo, tipico di quegli anni, che andava a mescolare i precetti delle varie correnti architettoniche che si erano susseguite nel corso dei secoli e presenta all’interno uno stile neorinascimentale con ampie arcate.

Dal 1939 ad agosto nel Santuario si celebra la Festa del Covo. Il covo è un carro che trasporta al suo interno immagini di carattere religioso fatte con spighe di grano intrecciate portate in omaggio alla Madonna. La festa è figlia dalla cultura contadina della zona, che esprime in questo modo la devozione alla Vergine.

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